Le parole sono poche, e sempre uguali.
Come vivere la perdita di un figlio condividendo pensieri sensazioni rabbia emozioni e ricordi tra terra e cielo
Ci avviciniamo ai quattro anni. Tanti, ma il tempo trascorso è azzerato da un continuo dolore che cancella il calendario.
Continuo a trovare poche parole. Tutto cambia, muta, si trasforma, tranne la mia rabbia e il mio dolore.
Tre anni. E una chiave di lettura cambiata, per una vita segnata da un destino bastardo.
Lieve è il dolore che parla. Grande è il dolore muto. Trentuno mesi, e forse inizio a capire cosa mi zavorra.
È di nuovo Natale. Il nostro secondo con la tua assenza. Sempre più pesante, nella stupida convinzione potesse alleggerirsi il dolore.
Diciotto lune, trascorse a guardare le sue facce, a scandire il tempo della tua assenza. Cosi ho cavalcato questi diciotto mesi.
Un quarto di secolo. I tuoi primi venticinque anni. È pesante, vita mia. Tanto, troppo. Il secondo compleanno a festeggiare la tua assenza.
Mai concetto più vero. Sempre pensato, saputo, ripetuto. La vita è un soffio, è un batter di ali, è un attimo fuggente.
Un altro mese se ne è andato, scivolando indifferente al mio dolore. Tutto continua, senza colmare quel vuoto, il tuo vuoto. Che esiste, intangibile per gli altri, ma per me maledettamente concreto. Ormai da quattordici mesi.