Sono trascorsi venti anni, papà. Un tempo lunghissimo che non riesco comunque a percepire.
Come vivere la perdita di un figlio condividendo pensieri sensazioni rabbia emozioni e ricordi tra terra e cielo
Sono trascorsi venti anni, papà. Un tempo lunghissimo che non riesco comunque a percepire.
È inevitabile pensare alla quotidianità se tu fossi qui.
Cinquantuno mesi. Soffocano, come il caldo che da tante settimane la fa da padrone. Messo da tutti a confronto con quel lontano luglio del 2003.
Ho davvero poco da scrivere. Nel vortice di ulteriori cambiamenti, la tua mancanza la avverto ancora di più.
Sedici anni oggi, il mio primo terremoto affettivo. Mio papà, dieci mesi e un cancro, a prepararmi alla fine, che poi alla fine mai si è preparati.
Un altro mese è andato, schiacciandomi nella sua maledetta realtà. Ventuno, tagliamo l’ennesimo crudele mesiversario.
I venti anni di tuo fratello, oggi. A sentirmi dire “che c’ho da festeggià”.
Nove mesi, nove lune. Tempo che mi riporta indietro, a quando guardavo la faccia della luna, che scandiva la tua attesa.
Sta finendo, vita mia. Questo maledetto anno duemiladiciotto sta finendo. Inutile dissertare su quel che lascia, la tua assenza perpetua e un massacro di vite che restano indifese ad aspettare l’anno che verrà.
Rifletto, alla notizia della morte di Antonio Megalizzi. Un altro bastardo e crudele destino ha strappato un’altra giovane vita nel pieno dei suoi sogni.