Sta finendo, vita mia. Questo maledetto anno duemiladiciotto sta finendo. Inutile dissertare su quel che lascia, la tua assenza perpetua e un massacro di vite che restano indifese ad aspettare l’anno che verrà.
Il mio sfogo, la mia rabbia
Eccolo, il mio sfogo, o una piccola parte di quello che vorrebbe essere, su ciò che dal ventisette aprile sto patendo. Forse è arrivato il momento di gettare tutta la rabbia che ho in questo spazio virtuale, dandogli così anche il giusto significato.
Aspettando il tuo compleanno
Ventiquattro anni fa, pari tempo, la tua esistenza era ancora legata alla mia da un cordone ombelicale che mai è stato tagliato. Nemmeno ora che vivo nella tua assenza, avvicinandomi al tuo ventiquattresimo compleanno. Irremovibile ricordo, oggi più che mai, di quel tempo nel quale una mamma non può immaginare un epilogo drammatico come quello della nostra vita.
Parole smarrite
Un messaggio WhatsApp, di quelli con l’immagine. C’è un girasole, una frase che sottolinea la differenza tra le persone belle e le belle persone, e a conclusione un “felice sabato”. Non è importante questo, ma ciò che poi, la mia amica Rosaria ha continuato a scrivere, di suo “…un po’ troppo la parola felice per il momento, ma la ritroverai nel tempo”.