Caro papà, lo so che da trenta mesi mi rivolgo a te con una frequenza diversa. Ma capirai, che la mia disperazione si è spostata irreversibilmente, su mio figlio, tuo nipote.
Trenta
L’autunno ormai è esploso, nelle forme e nei colori che tu amavi, che noi amavamo tanto. Trenta mesi senza te.
Ventisei
Ferma nei miei pensieri. Ricordi taglienti che alimentano una eterna disperazione. Oggi, ventisei candeline. Una stupida data su un certificato, che io sono costretta da un destino bastardo e malefico a leggere con un’altra data vicino.
Inerzia
Sono ferma. Immobile a quel maledetto ventisette aprile 2018. Vivo solo la mia inerzia, la mia incapacità di cogliere anche la più piccola forza che mi costringa a mutare questo mio essere.
Ancora rabbia
Più si allontana quel maledetto ventisette aprile del 2018, più la mia rabbia sale. Si alimenta dei giorni vissuti con la tua assenza, colmata di memorie che continuano a fare male.
Ventisette
Una considerazione da mamma molto incazzata per il destino maledetto di suo figlio.
You’ll Never Walk Alone
Aspettavi anzi bramavi questo momento. Tu, reds de noantri, a urlare a squarciagola quell’inno. You’ll Never Walk Alone, una preghiera. Quasi a farlo arrivare in quel di Liverpool.
Ti darei gli occhi miei
Mi rendo conto che la fase della consapevolezza sta appena iniziando. Che nell’imminente ho vissuto in una realtà rarefatta e confusa, dove l’unico impegno era sopravvivere al dolore.
Linfa e radici
Sedici anni oggi, il mio primo terremoto affettivo. Mio papà, dieci mesi e un cancro, a prepararmi alla fine, che poi alla fine mai si è preparati.
Due
Ci siamo, abbiamo tagliato anche il nastro dei due anni. E io non me ne sono accorta. Perché la verità è che girano le lancette sull’orologio, scorrono i giorni sul calendario ma io sono ferma a due anni fa.