Il game over di Goof Troop

Sono trascorsi quasi tre mesi, e io sono qui, a guardarmi intorno, vuoto a perdere di tutto quello che resta della mia vita. Il cassetto dei ricordi si sta lentamente aprendo, e ne escono alcuni attimi di te bambino, la tua prima chitarra, i momenti trascorsi nella piccola cameretta che dividevi con tuo fratello, nella nostra ultima casa a Roma.

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Non pensavo, ma è arrivato il momento del perché

Non pensavo, ma è arrivato. Credevo di scamparla, di non cadere nella trappola, presunzione vana la mia. Ero convinta non servisse a nulla e perciò lo avevo accantonato, nella ambizione di esserci riuscita, di averlo vinto, di averlo sconfitto a priori. Ero irrazionalmente convinta di poter usare tutta la mia razionalità, per poterlo annientare sul nascere e scrollarlo dai miei pensieri.

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Vipiteno’s breath

Vipiteno e l’Alto Adige. Una mia passione, trasmessa a te, fissandola, temporalmente, in particolare al periodo natalizio. Quell’atmosfera incantata che solo in quei luoghi riesci a respirare, gli odori i colori e i sapori che si fondono con la spiritualità del momento.

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Le mie tre fasi

La mia prima fase, quella della bolla, è ormai passata. È scoppiata e mi ha lasciato sola. Ma quella è stata la condizione che mi ha allontanato dalla realtà, l’ho cacciata io, a ragione, almeno a mia ragione. Non potevo vivere in quel modo, inglobata in una dimensione lontana, diversa dalla verità.

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Cosa è il cuore?

  1. Un giorno di sole in una settimana. ma va bene così, mi sono riposato la testa. Ieri, vedendo il tuo post su Emiliano, mi è venuto in mente Andrea Pazienza, un altro che se ne è andato troppo giovane per le sue potenzialità. Questo è quanto scrisse, anticipando di qualche anno la sua morte: “Se ne andò così, per un insulto cardiaco, all’età di ventotto anni. Osservando la sua foto sulla tomba, mi chiesi se il cuore fosse davvero un muscolo involontario e se quella morte non fosse il segno di una resa invincibile”. (Fabio Bicchielli)

Una dimensione parallela

Amavi il tuo lavoro, videomaker ti definivi per stare al passo coi tempi, filmavi e montavi la vita degli altri con una maestria superlativa, seppure da autodidatta. Eri bravo nel tuo fare, i tuoi lavori hanno sempre colpito nel segno. E io continuo a chiederti, nella tua capacità di riprendere la vita da angolazioni diverse, di insegnarmi a mettere a fuoco la mia vita, ora, di zoomarla e farmela vivere con inquadrature diverse, con sfumature differenti. Io ora non lo so fare, non ci riesco. La mia bolla è scoppiata, e con lei è scoppiata la consapevolezza che non sei più qui con me e per me.  Leggi tutto “Una dimensione parallela”