Lo abbiamo iniziato. Siamo entrati nel periodo dello svezzamento della tua assenza. Sei mesi ormai trascorsi, a dare ancora più peso al periodo nel quale la mia esistenza procede drammaticamente senza te.
Alimentata fino a oggi con le mie lacrime e la mia sofferenza, temo ora possa ancor di più amplificarsi, in balia dei ricordi che iniziano a riaffiorare, tutti. Il cassetto delle rimembranze sembra dischiuso, anche se non aperto del tutto.
E iniziano a investirmi, ricordi che non consolano anzi fanno incazzare e disperare ancora di più. A doverti rivivere in una nuova nefasta dimensione, tragica e funesta, con un suo inizio, una sua nascita. Anche se la parola nascita la associo a qualcosa di meraviglioso, e pertanto non riesco ad accompagnarla al nostro dramma.
Ma è così, a vedere il tutto razionalmente. La nascita della tua assenza. E allora, che sia. I primi nostri sei mesi, legati da una dipendenza totale, tua verso me. A nutrirti ancora, senza soluzione di continuità, dal cordone ombelicale al seno.
E nella consapevolezza della tua tangibile esistenza, tutto era ancora ovattato, nulla ancora aveva preso forma. Come in questi altri nostri secondi primi sei mesi, dove la tua mancanza la sfioravo, seppure pesante e gravosa.
Non si era ancora strutturata nella sua totalità. E credo che ciò possa accadere non prima del mio, ripetitivo, uno di tutto. Ma con questo secondo evanescente svezzamento, inizia a prendere forma la mia privazione, di te.
Inizia ad alimentarsi, la mia pena, di pappette i cui ingredienti sono ciò che io e te abbiamo fatto insieme, nei tuoi ventitré anni e mezzo.
Pappa indigesta, a bloccare lo stomaco, che si ribella a questo nutrimento straziante e innaturale. Che dovrò imparare a ingoiare, insieme a tutta la sua soffocante mia disperazione.