Ormai queste notizie mi investono, calamita crudele di tragedie infinite. Sempre ragazzi, sempre giovani, spesso, troppo spesso, nello stesso modo in cui la terra si è fatta lieve per il mio Emiliano. Andrea Cotemme, venti anni, ha lasciato questa vita nel suo letto.
Lo ha trovato il suo papà, ieri mattina. Addormentato per sempre. Andrea, come Emiliano. Anche lui, nato in un’altra città, Orvieto, e trasferito nella Tuscia, a Montefiascone, dove oggi l’intero paese lo piange, per la sua solarità e la sua giovinezza, volata via in un nanosecondo.
Emiliano come Andrea, stesso destino, che lascia tutti senza parole. E Montefiascone come Vallerano e Vignanello, a piangere due ragazzi adottati con il cuore, per il loro grande cuore.
Altra famiglia tagliata a metà, per sempre tra terra e cielo. E io, di nuovo ancorata a questo strazio infinito. Resto in silenzio, riaccendendo nella mia mente quegli attimi nei quali tutto anche per noi ha avuto fine. Inevitabile pensare.
Riavvolgo il mio nastro, come avevo già fatto il 19 agosto per Marco. E sempre più mi convinco che non solo sola, ma è una convinzione amara. Perché a unirmi a tante altre mamme, a tante altre famiglie, è una disperazione innaturale. Non è mal comune mezzo gaudio, proprio no.
Ma io sono qui, comunque. A rivolgere un pensiero e un abbraccio virtuale a tutte le mamme, e non solo, che dovranno imparare a sopravvivere a tanta perenne afflizione.
Una copertina di Linus… non serve ma gioca il suo ruolo.
P.S.: riutilizzo la stessa foto che ho già usato il 19 agosto, per Marco. È una foto scattata dal mio Emiliano, che secondo me è giusta espressione di quanto noi, tra terra e cielo, viviamo… Un mare agitato e tenebroso, ma una luce, che se anche lontana, deve essere speranza. Faticosa da raggiungere, bracciate in un oceano disonesto. Ma con il tempo, impareremo a nuotare.