É passato il tuo compleanno, siamo a cinque anni e sei mesi, e io sono sempre qui, chiusa nella tua assenza.
La mia solitudine dell’anima non è palpabile, ma soffoca.
Ha cambiato il mio tratto, il mio modo di essere, il mio modo di guardare il mondo.
Come uno tsunami ha distrutto tutto, e ricostruire è pesantemente doloroso, realmente impensabile.
È come un giardino diviso a metà. La parte che cerco di coltivare, per tuo fratello, contrapposta a uno spazio pieno solo della tua assenza.
In mezzo io, divisa a metà tra ciò che è e ciò che è stato, e mai più sarà.
Non vado oltre l’attimo che vivo, faticando a immaginare anche solo il giorno dopo.
In fondo, chi si scotta con l’acqua calda ha paura anche di quella fredda.
Ed è per questo che, forse, schermo tutto a sopravvivere senza domani.
Per non illudermi, non più, di un futuro che a noi è stato negato, in un nanosecondo, da un bastardo destino.
Ynwa, vita mia
Il tempo, facciamo sempre i conti col tempo. Mi piaceva immaginare il futuro, il “quando sarò….”. Poi però qualcosa si è inceppato e le lancette non hanno rispettato più il loro moto regolare, perché altre lancette hanno smesso di girare, e allora non capisci più bene quale sia il tempo giusto. A volte hanno rallentato così tanto da sembrare ferme, ma poi, faticosamente hanno ripreso a girare. Il fatto è che non riacchiappi più la sincronia iniziale, ti senti sempre indietro…. o forse sei proprio indietro. Perché quell’indietro non lo vuoi lasciare. Così rallenti per non arrivare troppo presto oltre il ricordo. Ma penso che noi non parliamo di ricordi, e quindi non si va oltre, si sta insieme per sempre.❤️