Tanti ne sono trascorsi, papà, da quel 21 maggio 2004. La mia prima grande perdita, lacerante.
La tua malattia, sentenza di Cassazione. Niente più appelli, giudizio definitivo.
Mi ripetevo che sessantasette anni, i tuoi ultimi, erano pochi per lasciare la tua vita e i tuoi affetti. Dopo quattordici anni, ho dovuto fare altri conti, con l’età di mio figlio.
Numeri, sciocchi pensieri che riportano inevitabilmente allo stesso punto di partenza. E alla rabbia che mi pervade, quando penso a tutto quello che avreste potuto ancora fare e dare, e che invece il destino si è divertito a stravolgere.
Questa foto, papà.
Ti guardo e davvero in questa mi specchio, al femminile.
È spaventosa qui la nostra somiglianza. È un pugno nello stomaco, l’ennesimo.
Mi manchi tanto, papà. E mi manca tanto mio figlio.
La mia vita, piena di mancanze, che dovrò comunque cercare di colmare.
Ti voglio bene papà.
La tua Pupetta
Quante chiacchierate in macchina mentre lo portavo a fare terapia. Marione alla radio, e le parole che non mancavano mai, per ogni argomento. Una mattina mi disse: “ io sto tranquillo, ho vissuto bene, voi siete grandi, avete le vostre famiglie”…. Certo non poteva sapere che la vita ci avrebbe presentato altri conti salati. Quante volte ho pensato se ci fosse stato in questi momenti terribili…per lui sarebbero stati peggio del cancro, sono sicura. Perché papà ha vissuto bene, e io aggiungo nel bene, e ci ha insegnato e lasciato il bene. Non è da tutti. Noi si, possiamo onorare il padre e la madre.❤️
Quanto amore e quanto dolore. Mancanze, vuoti profondi incolmabili. Questi lunghi 18 anni ho provato a colmare il vuoto di Gino con il dialogo immaginario, ho anche visto con lui la finale di Tirana, che abbracci ci siamo dati, alla fine, pianti incredibili irrefrenabili.
Però Emi no, con lui è più difficile. Il dolore riemerge forte, prorompente. Ogni tanto lo saluto idealmente passando per la chiesa di via grotta perfetta, dove lo abbiamo battezzato, deviando dal percorso che Waze vuole farmi fare per andare al lavoro. Ma continuo a non capire, è troppo per me.
Vi voglio bene. Diego