Manca un mese, ad arrivare ai tre anni di tua assenza. A segnare un tempo che si è fermato.
Cito una frase di Flaiano: ho una tale sfiducia per il futuro che faccio progetti per il passato.
La mia vita è così. Un passo avanti per tuo fratello, ma l’altro piede resta ancorato a quel passato che vivevamo anche con te, e che non ci lascia, mai.
È una punizione a vita. Uno stillicidio continuo. Una condanna innaturale. Un castigo da scontare fino alla fine dei nostri giorni.
Questo è stato il nostro destino, scritto da una mano certamente malvagia, almeno con noi.
Ynwa, vita mia.
Tre giorni fa un incidente che porta alla morte un ragazzo appena diciannovenne, ne tiene uno a lottare per sopravvivere e un terzo che dovrà dolorosamente rielaborare questa immane tragedia.
Il tratto di strada è lo stesso che dodici anni fa cambiò la mia vita. Ma non è questo che non mi distoglie dal pensiero di quello che è successo, piuttosto la consapevolezza della violenza che si subisce quando queste cose succedono. Giovani strappati alla vita, alla famiglia che mai guarirà dal dolore, agli amici che restano attoniti, ai sogni rimasti in un cassetto che non si aprirà più.
Che destino è mai questo?
Non può esserci un disegno, una mano, un progetto pensato, altrimenti saremo in balia di un regista schizofrenico.
Penso invece a un mondo imperfetto…
L’imperfezione altera l’insieme, spezza la bellezza, stravolge i piani, ma ci fa umani.
E umanamente ci disperiamo, portiamo rancore per una sorte così bastarda, nutriamo l’amore con i ricordi… questi davvero perfetti. ❤️