Ferma nei miei pensieri. Ricordi taglienti che alimentano una eterna disperazione. Oggi, ventisei candeline. Una stupida data su un certificato, che io sono costretta da un destino bastardo e malefico a leggere con un’altra data vicino.
È inevitabile chiedersi come saresti oggi. Le tue prospettive di vita spezzata, che nella mia mente pesano come macigni.
Mi manchi.
Continua a riaffiorare una frase di mia nonna Cesira. Funerale di zia Liliana, sua figlia. Lei, piccolina nella sua statura, a sorreggere un peso enorme, racchiuso in poche parole: “non si dovrebbe sopravvivere ai propri figli”.
Lei, che di figli ne aveva dodici. Io ero vicino a lei.
Io.
A sentire quelle parole. Che avrei dovuto fare mie tanti anni dopo. Quasi una eredità da nonna a nipote. A provare la stessa disperazione.
Non si può sopravvivere a un figlio.
E ci sono giorni nei quali ci si sente ancora più schiacciati da questo innaturale sopravvivere. Il compleanno è uno di questi.
Ynwa vita mia.
Sopravviviamo a tante cose, ed in alcuni casi siamo anche contenti di farlo. Forse il vivere è il risultato del sopravvivere…
del resto quello che accade condiziona sempre ed inevitabilmente il momento successivo.
È che alcuni momenti, come diceva nonna, non dovrebbero essere contemplati dalla vita. E non perché non si riesca a sopravvivere, ma perché il senso stesso della vita sembra venire meno, la sua naturalità viene snaturata.
Ti tagliano un pezzo, a nonna uno su dodici, eppure il cuore si crepa per non aggiustarsi più. Tutti lo sanno, la maggior parte senza averlo provato: non c’è dolore più grande.
Allora la sopravvivenza è grande, esemplare, bisogna essere eroi.
Del resto è ciò che abbiamo promesso ai nostri figli: esserci sempre per loro, esserci comunque, proprio come gli eroi. E manteniamo la promessa: genitori sempre e comunque.
Ventisei anni per Emiliano
Che ci auguri di riuscire ad essere fedeli al legame dell’amore che sopravvive…
e non saremo mai soli.❤️