Ho trascorso giorni a rincorrere il nostro primo anno con la tua assenza, nella convinzione che fosse necessario il nostro uno di tutto. Stupida persuasione, a palesarmi oggi la consapevolezza che la realtà crudele mi sfiorava senza elaborazione alcuna.
Quindici mesi dopo è peggio di ieri. Lo sento ora, più di allora, tutto il peso, la mancanza, la disperazione. Come un mattone la mia rabbia si sta cementando, a non averti qui con me.
E pensieri, di un ipotetico scambio, tra te e me, mi distruggono. Scontata reazione di una mamma, che tutto farebbe per un figlio, anche morire. Per me, almeno è così.
Perché in fondo io sono morta quel maledetto ventisette aprile, pur continuando a vivere. Lo so c’è tuo fratello da accompagnare, ma la mia vita è EmilianoLeonardo dipendente. E oggi è manchevole di te.
E mi ritrovo a fare i conti col vuoto, il tuo vuoto, che mi fagocita senza lasciare scampo.
Mi abituerò al fatto che mi manchi, vita mia, ma mai mi abituerò alla tua mancanza.
È evidente che i numeri sono inutili se attribuiamo loro un compito che non possono avere. Sono un’espressione troppo asettica per elaborare un’emozione così importante. Questo vuol dire che non basterà il passare dei giorni, mesi, anni per sentirsi un “pó meglio”.
La vita cambia partendo da ciò che nessuna madre vorrebbe neanche immaginare.
La tua vita è cambiata, continua a cambiare. Porta scelte nuove, e i cambiamenti ci fanno vacillare, questo è vero, ma tu sei sopravvissuta ad un terremoto altamente distruttivo……non si è salvato tutto, ma quello che hai deve e può bastare per ripartire e guardare al passato con una sofferenza diversa. Perché la sofferenza può essere anche benevola quando ci fa amare chi abbiamo al nostro fianco continuando a farci amare chi non è più qui.
Il posto di Emiliano sarà sempre lì, nel cuore, accompagnato da amore e sofferenza.
Ma d’altronde un cuore vero solo quello sa fare. ❤️