Ho taciuto in questi giorni, annientata solo dal pensiero di altre mamme inchiodate in una vita tra terra e cielo. Pierpaolo e Stefano, a lasciare per sempre i loro affetti, in una domenica che voleva festeggiare la mamma.
Il loro funerale, officiato dal vescovo di Civita Castellana Romano Rossi. Torno indietro e ricordo le sue mani stringere le mie, il ventotto aprile di un anno fa. Rifletto sul suo ruolo, e di quanto sia difficile parlare a una platea distrutta e piegata da un dolore troppo grande da alleviare.
Mi colpisce una sua frase. “A mani nude di fronte alla morte, ma non avrà lei l’ultima parola”. Devo sdoppiarmi per capirla. Perché da mamma, ho dovuto arrendermi alla morte, che non è stata la mia ma quella di mio figlio.
Che mi ha letteralmente tagliata in due, annullandomi nell’anima. Vinta da un destino bastardo che non ti permette di respirare, anche se continui a farlo faticosamente. Sopraffatta da un tormento che mai ti abbandonerà, e che ti lascia senza parole.
E allora ripeti a te stessa che al momento l’ultima parola l’ha pronunciata lei, convincendoti di ciò.
Poi però penso. Accade, e non solo a quello della porta accanto. Per colpire senza un motivo, senza un perché. Succede, colpendo a caso, sorte meschina e infame. Non avrà lei l’ultima parola. Forse. Ma zittisce noi mamme, tra terra e cielo.
Lasciandoci senza possibilità di replica davanti a un bivio: sopravvivere o soccombere a un dolore così immenso e inumano, innaturale. È l’ennesima scelta della vita. La più difficile e riservata non a tutte, anzi a poche.
Non si sa se per puro caso o per premeditato disegno del destino. Elette a cotanta sofferenza.
L’ultima parola, non so se la avrò io. Di certo ora sta vincendo lei, per un vocabolario, il mio, che dopo un anno e poco più, è ancora troppo misero, per tenere testa a tanta tribolazione.
“Verba volant scripta manent “.
Il latino ci consegna questa locuzione che abbiamo ormai fatto nostra nel linguaggio comune.
E se la morte può avere l’ultima parola, comunque è una parola volatile, certo dolorosa, anzi lacerante in questi casi, ma si degraderà col tempo.
Gli scritti no.
Quelli restano.
Resta la cicatrice che la morte ha inflitto nel cuore di chi mai avrebbe pensato di poter soffrire così, intagliata nel muscolo vitale che noi non comandiamo, e che continua il suo lavoro facendoci affrontare il peso di una vita che dobbiamo riscrivere……. a proposito di scripta.
Intorno a questa ricucitura le parole che stringono i lembi sono le nostre, sono i pensieri confusi che non ci sembra vero, i ricordi che ci fanno piangere, il vuoto intorno, il tempo tiranno che sembra adesso essersi fermato.
Restano gli scritti che componiamo con le parole che ancora vorremmo sentire,
le imprimiamo nella nostra mente a ripetercele per fissarle indelebilmente.
Perché si sa, le parole volano, gli scritti rimangono…… e se sono impressi sulla pietra, no la morte non ha avuto l’ultima parola❤️