Tra le mani, il libro “In ricordo di Emiliano”, riempito da dediche e firme di chi, il giorno del tuo funerale, è venuto a regalarti l’ultimo saluto.
È un attimo, tornare al ventotto aprile dello scorso anno. Tanta gente, troppa per ricordarla. Figure aleatorie che ruotano intorno al mio dolore, ancora racchiuso nella mia bolla.
Istantanee sfogate, di abbracci e lacrime, che sono lì per te, ma che vengono riservati a me, che ancora non capivo, intontita da uno strazio che porterò per sempre con me.
Faccio fatica a rileggere quelle poche parole dettate dal cordoglio di tanto amore per te, gli occhi troppo colmi di lacrime che scendono senza soluzione di continuità, e senza un comando specifico.
La tua data di nascita sbagliata, su quel libro è rimasta. Quindici ottobre, un refuso che era stato inciso anche sulla targa del coperchio del tuo ultimo gelido letto funebre.
Ero seduta vicino a te, già freddo e inanime, e gli occhi mi caddero su quella targa dorata.
15.10.1994… non è la tua data, pensai con impeto flebile di mamma già ferita mortalmente per la perdita del figlio.
La mattina dopo la tua data di nascita era correttamente incisa, lucida e sfavillante su quella coperta di legno, che ti avrebbe per sempre diviso da me. È tutto così assurdo e innaturale vita mia. Dover reinventare la nostra vita basandola su ricordi.
Caligine perpetua, che offusca la mia visione e rende ancora più faticoso il mio lavoro di mosaico, a rimettere insieme i pezzi della nostra vita frantumata.
Ci riuscirò, magari, col tempo. È l’unico che, senza chiedere nulla, forse riuscirà a darmi un aiuto.
❤️