Nove mesi, nove lune. Tempo che mi riporta indietro, a quando guardavo la faccia della luna, che scandiva la tua attesa.
Sentimenti contrastanti si affacciano spietati, a lacerare la mia vita ormai compromessa al midollo. Non posso non pensare a quei nove mesi, nei quali tu esistevi tangibilmente solo per me.
E non posso non pesare il diverso maledetto significato, di questi altri nove mesi, allignati abbracciando la tua assenza. Nove mesi, vissuti in modo drammaticamente simile.
Nottate in bianco, con te acclimatato nel mio grembo, a non lasciarmi dormire, quattro chili e duecentosessanta grammi podalici, a togliermi il fiato e la digestione, nido troppo stretto per un marmocchio come te.
Oggi nottate in bianco, a pensare a quanto di drammatico siamo stati costretti a vivere, destino bastardo a beffare la tua vita e i tuoi progetti, e le nostre fantasticherie.
E a ritrovami a vomitare un dolore che mi massacra lo stomaco, e mi accompagna quotidianamente. Inutile ribadire quali emozionalità ho imparato a conoscere, vivendo queste nove lune.
Ripetitivo raccontare quante volte ho strozzato il mio respiro, a ingoiare lacrime e sospiri infiniti, cercandoti ovunque, vita mia.
Anche in queste ultime nove lune, che hanno drammaticamente raccolto i miei infiniti pensieri per te.