Una semplice domanda, a me posta da una psicologa del lavoro: come vedi il tuo futuro professionale? Mi accorgo di aver rimodulato il concetto di futuro, nella sua totalità, determinandone temporalmente la sua visione.
Il mio si ferma all’oggi, già il domani è diventato un qualcosa di impensabile e di intangibile. Non perché non credo più al divenire, ma perché il divenire ha inevitabilmente assunto un significato ristretto.
Misurato quasi al minuto. Ma questo non è un rifiuto di ciò che potrà essere. È solo l’aver, purtroppo, tragicamente sperimentato sulla mia pelle che, davvero, il futuro può essere azzerato in un nanosecondo.
E allora tutto cambia, i parametri quotidiani cambiano. E cambia anche la visione di ciò che potrà essere. Quasi ad aver paura a pensare a lungo termine.
È come non avere più un orizzonte personale. Ma solo un percorso giornaliero, da inventare, e da cogliere per quel che concede, senza troppo pensare al poi.
… e se è una femmina si chiamerà Futura…
Così cantava Lucio Dalla, dicendo qualcosa che tutti sappiamo per certo: i figli sono il futuro!
Ecco perché quando ci lasciano non percepiamo più il tempo allo stesso modo, non riusciamo più a gettare lo sguardo oltre i nostri piccoli confini.
Vogliamo che i nostri figli crescano senza le nostre paure, affrontando quello che noi non abbiamo avuto il coraggio di guardare, proiettiamo su di loro le nostre aspirazioni.
Ma i figli sono altro da noi, e alcune volte per fortuna che lo sono!
Il futuro sono i figli, tutti i figli, quelli che abbiamo al nostro fianco e quelli che non abbiamo più. Ognuno di loro ha fatto il nostro futuro.
E quando sono stati capaci di farsi amare ci insegnano che dobbiamo guardare sempre un po’ più in là, per ritrovarli in ciò che parla di loro.
Questo è il futuro insieme.❤️