Pensare di non avere via di uscita, e di dover sprofondare, sine die, nell’angoscia più cupa e soffocante. Essere convinta di non poter chiedere aiuto, se non a me stessa, perché nessuno sarebbe stato capace di entrare nella mia disperazione e condividerla nel giusto modo.
Ho avuto però uno specchio, nel quale ho riflesso me stessa e la mia condizione. Mia sorella. Che ha saputo intrufolarsi nella mia drammatica confusione, lecita e legittima, dettandomi i tempi giusti per chiedere aiuto. Non a lei, mia sorella è troppo modesta, nella sua grandezza di donna. Ma a un professionista.
Senza mai spingermi a questo passo, ha fatto breccia smantellando la mia stupida convinzione, raccontandomi della sua esperienza, e lasciando che io elaborassi tale necessità. Ed ecco perché sono qui a raccontare, pensando che non tutte le mamme come me, che vivono tra terra e cielo, hanno una sorella capace come la mia. Che ha lasciato che io arrivassi a questa consapevolezza, senza impormela.
Uno psichiatra. Questa figura demonizzata, a far paura a molti. E, non lo nascondo, faceva paura anche a me. Ma non per il suo ruolo, ma perché mi ripetevo che nessuno sarebbe stato in grado di capire e condividere. Pensavo che il mio dramma fosse talmente grande e innaturale da essere incomprensibile anche a chi il malessere mentale degli altri lo vive come pane quotidiano.
Sicuramente sono stata fortunata. Una struttura pubblica, la Asl di Vignanello, che mette al servizio di chi vive un disagio psicologico una equipe piena di umanità e incline alla giusta accoglienza. Ed è così che da due settimane ho iniziato il mio percorso psicologico, con la mia psichiatra, la mia psicologa, e due gioielli di operatrici che sono sempre lì, discretamente pronte a qualunque conforto.
Sto prendendo anche degli antidepressivi, altro mio spauracchio, che invece sono necessari, come qualunque altro medicinale sapientemente prescritto dal medico.
Racconto tutto questo perché, ripeto, spero la mia esperienza possa essere di aiuto, anche solo per una riflessione, ad altre mamme. Siamo forti e uniche nella nostra disperazione, ma è necessario riconoscere la necessità di farci aiutare in un momento di estrema debolezza, di estrema fragilità.
Siamo come dei bicchieri di cristallo stritolati da un urlo disperato e pieno di dolore. Ma quei frantumi della nostra anima possono essere rimessi insieme, pur mostrando sempre ferite perpetue che nulla potrà rimarginare, mai.
Ma oggi posso dire che, al di là degli affetti che sono fondamentali e indispensabili, è di aiuto anche chi ti dice, empaticamente e senza giri di parole, che non potrà guarirti dal dolore, ma che insieme si potrà ridisegnare una vita diversa, in coabitazione col dolore perenne, ma che sempre vale la pena di vivere.
È la mia speranza sotto le foglie.
La vita è un dono.
Qualsiasi cosa possa riservarci, la vita è il dono grazie al quale siamo qui, con i ricordi dei giorni passati, con i pensieri per un domani che non conosciamo, con la sola certezza di ciò che qui ed ora stiamo provando. Ed io ora non capisco cosa sto sentendo dentro di me, mi sembra quasi di essere felice, felice di saperti viva, profondamente ferita ma viva. Ho visto sorrisi spenti da una rabbia incancrenita, cuori avviluppati da un dolore rifiutato ed ho avuto paura, a suo tempo per me, ma ora, ancora di più per te. Ma chi ha respirato amore non può arrendersi alla morte. Insulterebbe i propri amori, non li sentirebbe più tali. Ogni giorno sembrerà sempre incompiuto, perché sempre ci mancherà qualcosa di chi abbiamo amato che non è più qui. Ma è per questo che li teniamo con noi, per pensare che la nostra vita è ancora una vita degna, faticosa ma riconquistata giorno dopo giorno, consapevoli che senza i nostri amori in cielo e in terra non saremmo capaci di vivere così intensamente. ❤️