La nostra prima commemorazione dei morti, divisi tra terra e cielo. Inutile ripetere che mai avrei pensato di trovarmi io, a dover vivere questo giorno, a immaginarti qui con me, e a piangere ancora più lacrime, se fosse possibile.
Una ricorrenza, che oggi ha comunque un sapore crudele. Perché, per legge di natura, doveva essere il contrario, e invece per noi non è stato così. Macabro scherzo del destino, dove lui ha deciso per noi.
Rimescolando a suo piacimento le carte della nostra vita, e mettendo in piedi il più grande bluff che il più incallito giocatore potesse confezionarci. Ci ha fregati, nel peggiore dei modi. Senza asso nella manica da poterci giocare.
E perciò sono qui, tesorone mio, senza crisantemi o lumini però. Saranno candele profumate a darti un pizzico di luce e di calore. Che nella nostra quotidianità era uno dei nostri abbracci, dei tuoi enormi abbracci, a chiudermi completamente.
E quando l’abbraccio era doppio, quando eravate tu e tuo fratello a stringermi insieme, l’unico mio pensiero era la fierezza di avere due figli come voi. Ora anche quel gesto è a metà.
E seppur pieno d’amore, fa male doppiamente, a me e a tuo fratello. Che avverte le mie lacrime che scivolano senza comando sul mio viso, e il mio respiro strozzato a cercare di fermarle. Altra partita persa, giocata contro un avversario senza nome e senza volto, che al momento continua a vincere su tutto.
Imparerò a giocare, col tempo, o forse imparerò solo a barare. Ma sarà per cercare di sopravvivere, al mio perpetuo dolore, che mi accompagnerà per sempre.