Mi accorgo che la mia vita scorre, ormai da sei mesi, scandita dal tempo della tua assenza. Tutto compiuto, la tua vita crudelmente evaporata, la mia tragicamente da riscrivere.
E non ho idea di come rimaneggiare questa esistenza, amputata, tagliata irreversibilmente a metà. Se guardo indietro vedo te, la tua pienezza, e mi struggo, asfissiata da domande che mai avranno una risposta.
Se guardo avanti, non riesco a considerare oltre la mia disperazione. Sono inchiodata, in una realtà che non contengo e che non vorrei vivere. Bloccata in una dimensione che mai avrei pensato potesse appartenermi.
Non si può spiegare, e non si può comprendere. Divisa in due. Tagliata a metà, e non è tanto per dire. Ogni mio attimo, lo fraziono senza intenzione, traslando quel mezzo a te.
Non riesco a pensare la mia quotidianità senza te, e allora porto tutto, a te astrattamente. Il nostro vivere in simbiosi, certi della presenza l’uno dell’altro. Senza assilli ma solo con la naturalezza del nostro legame, del nostro amore, del nostro essere mamma e figlio.
Che nemmeno la mano crudele che ti ha strappato alla vita potrà interrompere.
Da una parte, purtroppo, tutto maledettamente compiuto. Dall’altra tutto da compiere, da elaborare. Elaborazione che stando agli esperti nel settore, MAI sarà COMPIUTA.
Però si vive anche sopravvivendo. In alcuni casi i sopravvissuti vivono anche più forte, perché sentono di doverlo fare anche per chi non è più qui.
Allora mi trovo a piangere davanti al commercio natalizio appena iniziato perché pensare ad un altro posto vuoto, quello di Emi poi, è lacerante. Vorrei saltare tutto a piedi pari, ma poi lo rivedo con le palline dell’albero attaccate alla barba e mi dico: non posso interrompere la sua, la mia, la nostra voglia di Natale! Natale è rinascita, e noi dobbiamo rinascere dalle nostre macerie, terremotati nell’anima. Il nostro nuovo paese sarà per Emi, per tenerlo qui per sempre.❤️