Ci sono, sono sempre qui, ancorata a ciò che non è più, anche se vorticosamente imbrigliata nella solita routine che oggi schiaccia maledettamente, per la tua assenza. Vestito a pelle che mai toglierò, scelto da un anonimo maligno, preferenza incognita la sua, per noi, che mi accompagnerà per sempre.
Impossibile staccarti anche solo momentaneamente dalla mia quotidianità. O almeno risulto del tutto incompetente in questa assurda e innaturale incombenza. E allora trascino i miei giorni tra apparenza e sofferenza, maschere che tolgo e metto senza soluzione di continuità.
Perché se è vero che tutto deve andare avanti, è altrettanto insindacabile il fatto che, per una mamma che ha perso un figlio, andare avanti è portarsi dietro uno strazio perpetuo che non ha eguali.
Ignobile fardello di tutta la vita che rimane da vivere.
Tempo. Mi ripeto che devo concedere tempo alla mia disperazione. Ma intanto, mi logoro nel tuo ricordo, raschiando ogni angolo di ciò che mi distrugge. Passaggio inevitabile e necessario, che affronto improvvisando.
Perché se fare il genitore è un qualcosa che si impara ogni giorno vivendo ogni attimo, tra soddisfazioni, errori e perplessità, fare il genitore tra terra e cielo è azzerare tutto il resto, addottrinandosi a una vita vissuta a metà.
“Fare il genitore fra terra e cielo è azzerare tutto il resto” Questo pensiero cara Sonia è da pelle d’oca, è ciò che sento mentre ti leggo. Io,mamma di terra, ho scelto di essere figlia di Quel Padre contestato che ha deciso per me.
L’abbandono al Suo Disegno ha dato il senso al dolore. Ti abbraccio