Un messaggio WhatsApp, di quelli con l’immagine. C’è un girasole, una frase che sottolinea la differenza tra le persone belle e le belle persone, e a conclusione un “felice sabato”. Non è importante questo, ma ciò che poi, la mia amica Rosaria ha continuato a scrivere, di suo “…un po’ troppo la parola felice per il momento, ma la ritroverai nel tempo”.
Io e Rosaria condividiamo lo stesso destino, siamo mamme tra terra e cielo. Lei è entrata nella mia vita in punta di piedi, quasi timorosa di intromettersi nella mia realtà, che poi è la sua da più di dieci anni.
Ha sfiorato i miei sentimenti senza ipocrisia, parlandomi sempre senza nascondere nulla. Perché per capire è necessario conoscere, e conoscere la mia realtà significa aver vissuto la mia stessa tragica esperienza.
E non nascondo che, il confronto semplice ma sincero tra me e lei ha rappresentato l’ennesima spinta a questo sito. Condividere per me è importante, condividere il dolore lo è ancora di più, perché se nel dolore ci si sente anche soli, il baratro non avrà più fine.
Trovare chi, senza falsità e convenzionalismo, riesce a trasformarsi in uno specchio dove riflettere la propria disperazione, aiuta a marcare meglio i confini della disperazione stessa.
E quando ho letto la parola felicità, mi sono accorta che, oggi, è una parola che ho cancellato dal mio vocabolario.
E non è il solo lemma screditato: rispolverando il mio dizionario personale, mi sono accorta che molte sono le assenze. Felicità, ottimismo, futuro, aspettative, positività… sono tanti i termini che hanno perso significato, velati tutti dal mio dolore. Ora è così, giusta consapevolezza di quanto è accaduto, metamorfosi di una vita immaginata totalmente diversa, e che in un attimo è stata congelata da una disperazione senza termine di paragone.
Ma quelle poche parole, “la ritroverai nel tempo”, hanno acceso un piccolo lumicino nell’abisso in cui ora mi sento di vivere.
Il suo Giacomo e il mio Emiliano, un solo destino malevolo e bastardo, terremoto distruttivo con onda di propagazione infinita, a investire tutti gli affetti terreni.
Ci sarà una ricostruzione, la mia amica mi ha lanciato questa speranza. Ma richiede il suo tempo, e lo si deve vivere in tutta la sua reale crudeltà.
Quando marchi un confine hai la possibilità di restarci dentro o di rischiartela per uscirne. Il dolore sterile ti vuole lì dentro, immobile nell’orrendo momento del distacco. Ma attenta perché solo tu puoi decidere di farti male scavalcando, di graffiarti le ginocchia, le mani, di sporcarti il viso per rendere giustizia alla vita di tuo figlio, per ridargli il giusto ruolo nella tua. I figli danno la vita e perderli non può bastare a cancellare quello che hai sentito dal primo istante in cui hai saputo che sarebbe nato. Se Emiliano non ci fosse stato quanta vita in meno avremmo vissuto tutti noi! Allora il dolore che ama capisce il dono ricevuto, non capisce perché sia accaduto ma sà di dover andare avanti perché niente si fermi, perché niente venga dimenticato.
Non sei sola, non puoi. E neanche il tuo dolore è solo e Rosaria ne è la riprova. Le parole sono niente senza cuore❤️