Ti guardo nelle foto, e continuo a non ricordare. Quelle foto che ritraggono te da bambino o da adolescente, e tutto mi sembra tanto lontano da non averne quasi menzione. Come ad aver momentaneamente congelato quei momenti che invece con te ricordavamo sempre.
La tua trasformazione ce la raccontavamo ridendoci sopra, metamorfosi profonda in te, testimonianza della tua vita che fin da bambino hai affrontato seguendo le tue passioni. Che si sono evolute, cambiando strada e direzione, con l’unica certezza che, comunque, in ogni cosa che facevi c’era tutto il tuo impeto, il tuo sentimento, la tua voglia di mordere la vita.
Foto, ciò che resta insieme ai ricordi, dolorosi e sbiaditi al momento, stupida protezione all’angoscia che accompagna, sine die, la mia mutata esistenza.
Immagini, istantanee che mi riportano a te. Immobili, quegli scatti, a fermare un tempo che da solo si è arrestato. Immobili, eppure così pieni di tutto te stesso, di come eri, e di come sarai sempre.
Immobili, come ora appare la mia vita, ferma a quel maledetto ventisette aprile, quando tutto era iniziato come sempre, e in un attimo è finito, tutto, per sempre.
Arriverà, il disgelo, e saprò forse guardarti con un animo diverso, con una serenità che al momento non ho. Scongelerò la mia sofferenza e imparerò a nutrirmi di tutto quello che è stato per te, per noi. Ma oggi posso solo aspettare, non riesco a fare altro.
Il mio The Day After, Tomorrow, la mia alba del giorno dopo, sembra ancora lontana.