Non sapevi scattare sulla fascia, ma eri bravo a verticalizzare come pochi, per la tua età. E soprattutto vedevi bene la porta. La Vigor Perconti quel giorno perdeva 3-1 in trasferta mentre tu marcivi in panchina.
Eri veloce di pensiero più che di gambe, ma l’allenatore vedeva di buon occhio i quattrocentisti, i podisti della linea laterale, certo non i fantasisti. All’intervallo i ragazzi convinsero il “mister” a farti entrare subito, a inizio ripresa.
Diffidente, certo quell’allenatore non aveva il debole per te, figlio mio, forse troppo educato nei modi e per questo frainteso, perché hai voglia a parlare di fair play, qui gli allenatori vogliono tutti vincere e sono pochi, si contano sulla punta delle dita, gli educatori e quelli che puntano alla crescita dei ragazzi più che a quella dei calciatori.
Ma sapeva bene, quel tecnico, che si stava giocando il passaggio di categoria, per cui dopo aver bofonchiato qualcosa decise di farti scaldare. “Morelli dài, togliti la tuta che entri!”, e il tuo “obbedisco!” fu cortese e garibaldino.
Segnasti tre gol in dieci minuti la Vigor Perconti alla fine vinse 4 a 3. Dicesti nulla alla fine, raccogliesti l’effimera gloria dei compagni di squadra e dicesti nulla all’allenatore. Si, eri davvero anomalo nel mondo del pallone… (M.M.)
Il mondo del pallone gli ha riservato un compito molto più importante e di enorme responsabilità: allenare i bambini a sentirsi una squadra! Non tutti sanno trasmettere il senso di appartenenza, la tua rinuncia utile al risultato di tutti, la correttezza, il divertimento. L’episodio che racconti ne è la prova. I ragazzi che Emiliano allenava ne saranno testimonianza! ❤️